Review from Aristocrazia Webzine
June 5, 2015From: Aristocrazia Webzine
Published: June 1, 2015
Il trio statunitense degli Atten Ash — sorto per volontà di James Greene (voce pulita, chitarra, basso e batteria) e completato dalle figure di Barre Gambling (chitarre e tastiere, noto per essere uno dei membri fondatori degli attivi Daylight Dies) e Archie Hunt dei Legion Of The Fallen (voce growl) — è entrato a far parte della famiglia canadese della Hypnotic Dirge Records. Dopo aver rilasciato uno split che li vedeva condividere del tempo con gli australiani Lycanthia, l'etichetta di Nicolas Skog si è messa in moto per riportare alla luce il loro album d'esordio "Hourglass", concepito originalmente in versione autoprodotta ed esclusivamente in formato digitale nel 2012.
Una breve ricerca in rete mi permette di notare da subito alcune palesi differenze per quanto concerne la veste grafica: la copertina della nuova edizione è diversa, il compito di realizzarla è stato affidato a Paolo Kadath, batterista dei nostrani (EchO). Il digipak cromaticamente immerso in tonalità grigio scure e nere contiene un libretto informativo di dodici pagine, nelle quali non si fa menzione a una ri-masterizzazione del suono, è quindi lecito pensare che abbiano voluto mantenere la registrazione del tempo.
La scaletta posta nella parte posteriore del disco presenta una sequenza di brani differente rispetto a quella utilizzata nel 2012, che era la seguente:
Per mera curiosità ho provato ad ascoltare il lavoro utilizzandole entrambe, nel tentativo di comprendere cosa potesse cambiare a livello d'impatto emotivo e atmosferico fra le due scelte. Al momento tendo a preferire l'impostazione odierna, dato che la trovo più fluida e avvolgente, ma vi consiglio di fare lo stesso tentativo per entrarvi in pieno contatto.
Venendo alla musica, quello che ci interessa davvero, essa ruota intorno a un doom-death melodico che da un lato ha come possibili riferimenti proprio quelli a stelle e strisce dei Daylight Dies e dei canadesi Woods Of Ypres, mentre dall'altro non cela una natura europea figlia di creature quali Anathema, Katatonia e Doom:VS. Il gruppo mette a disposizione una serie di canzoni in cui le melodie intrise di malinconia perlacea si fondono con attimi più profondamente grigi, sopra di esse si stagliano poi in maniera alternata le voci di Greene (pulita) e Hunt (growl) a scandirne i movimenti. Inoltre spesso e volentieri vi è spazio per il ricamo solistico di chitarra.
Sinceramente non mi sento di suggerirvi l'ascolto di un pezzo piuttosto che un altro: il lavoro scorre bene nella propria interezza, riuscendo a offrire spunti validi in ogni episodio contenuto, mentre preferisco rivolgere una lieve — seppur dovuta — critica a una produzione che forse avrebbe potuto dare maggior consistenza e peso all'operato della batteria, un po' troppo leggerina e dal suono un tantino freddo.
Per gli Atten Ash è stata una fortuna che questo album sia finito sotto le mani di una giovane ma sempre più interessante e intraprendente etichetta come quella di Skog, del resto dubito che gli amanti del genere potranno non trovarlo quantomeno piacevole. Mi auguro perciò che la possibilità di entrarne in possesso fisicamente sia oggi un valido motivo per fare la conoscenza della band: ovviamente il materiale ha già alle spalle il suo — seppur breve — vissuto, si attende quindi una seconda fatica discografica che confermi la bontà del progetto, sperando non faccia trascorre troppo tempo nel confezionarla. Evitando di dilungarmi ulteriormente, mi fermo qui e vi lascio all'ascolto di "Hourglass".
Reviewed by: Gabriele Strano
Posted by Nick Skog. Posted In : Italian