Review from The New Noise Magazine
Posted by Nick Skog on Sunday, March 31, 2019 Under: Italian
From: The New Noise Magazine
Published: March 30, 2019
Abbiamo incontrato gli Haunting Green spesso, nonostante la loro discografia non sia ancora corposa: giusto un ep autoprodotto nel 2014, uno split con Claudio Rocchetti nello stesso anno e la partecipazione al disco Tiliaventum di Deison & Mingle. Il merito di questo va alle molte date live che li hanno portati a imporsi come una delle realtà più notevoli nell’attuale panorama. La loro proposta punta a unire differenti approcci e cerca una propria forma personale di contaminazione tra gli stessi, un blend di linguaggi che i due costruiscono attraverso una cura quasi maniacale dei suoni e della scrittura. Era molta, quindi, la curiosità che accompagnava l’attesa per il loro primo album, realizzato ben sette anni dopo la nascita del progetto e in uscita grazie alla collaborazione con la canadese Hypnotic Dirge Records. Sin dall’apertura, si comprende come le varie componenti del suono siano state ancora rafforzate nei loro tratti caratteristici, cosa che, paradossalmente, permette una maggiore coesione interna, con un risultato che colpisce per la complessità degli equilibri messi in gioco. Per esempio, viene ancora più accentuato l’uso di partiture a cavallo tra ambient e post-rock, dall’evidente forza immaginifica, quasi cinematografica nel tratteggiare panorami sonori di forte impatto, così come alla batteria vengono affiancate percussioni che donano un piglio rituale, quasi primordiale. Ovviamente non mancano la vena estrema e l’amore per certo black metal atmosferico, che si infiltra nel tessuto generale del disco senza soluzione di continuità. Questo approccio dona all’album un mood fluido, permettendo di attraversarlo senza stacchi o bruschi cambi di tensione. Si potrebbe pensare alla voglia di seguire le tappe di un viaggio iniziatico, di un rito di passaggio, sebbene quest’ultimo aspetto dipenda dalla predisposizione dell’ascoltatore. Il tutto funziona sia se ci si lascia coinvolgere a livello emotivo, sia godendosi come spettatori esterni i suoni e gli incastri. Si parla spesso della necessità di cercare nuovi sbocchi e di gettarsi con coraggio in un percorso personale che prenda spunto ma non fotocopi, che si lasci influenzare ma non si limiti alla mera trascrizione. I The Haunting Green si sono presi il loro tempo e hanno seguito una strada fatta di pazienza e attesa, studio e dedizione a una loro intuizione, un percorso che li ha portati a questo Natural Extinctions, un punto di partenza per ulteriori sviluppi e non certo un semplice arrivo, perché si intuisce che di possibili traiettorie e mutazioni ne restano aperte ancora molte e che in fondo il bello deve ancora arrivare. Promossi a pieni voti.
Reviewed by: Michele Giorgi
In : Italian
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