Review from Metal Italia
Posted by Nick Skog on Wednesday, September 23, 2020 Under: Italian
From: Metal Italia
Published: September 20, 2020
È ‘solo’ un gran bel disco di death-doom classico – molto doom, parecchio melodico – quello offerto oggi con cuore colmo di passione per l’heavy metal, da parte dei Marche Funèbre. Un gruppo, quello belga, rappresentante di un underground vero e genuino, di sostanza e poche parole, che parla uno sfaccettato linguaggio di pronta assimilazione per gli appassionati di doom estremo e dal carattere pervicacemente, ma non ottusamente, tradizionalista. La compagine di Mechelen calca da anni le scene immortalando un corposo suono novantiano, dalle forti tinte classic metal, in alcuni riff assai debitore dei Candlemass e nel dialogare solista delle due chitarre accostabile al vecchio metallo inglese, opportunamente rivisitato per aderire a contesti più estremi. Un formulario ad ampio respiro che non lesina né di accorata epicità, né di ritmiche massicce, né di un alone gotico e mortuario che possa giustificare un tal monicker. Ingannevole se vogliamo, dovesse descrivere da solo quanto suonato dalla band.
Dai Marche Funèbre uno sa cosa aspettarsi, in termini generali, mentre per quanto riguarda le singole tracce, pur non alterando le regole del gioco che si sono dati, il campionario di soluzioni spicca per un incedere apprezzabilmente caleidoscopico e la volontà di non irrigidirsi su partiture note e arcinote. Difatti, è abbastanza atipica un’apertura come quella di “Scarred”, quasi una semi-ballad per almeno metà, la prima, adagiata su languori da vecchi Opeth, anticipatori di una seconda parte orientata al death metal e portatrice di ben altra energia. La rotondità del suono ricalca anche le invettive del melodic death scandinavo, del quale riecheggia la volontà di mettere in primo piano giri melodici immediati e coinvolgenti, doppiati da vocalizzi in pulito a loro volta particolarmente catchy. È allora una malinconia tenue e non così depressa quella che sostiene “The Eye Of The End”, dotata di un chorus espressivo e arioso, che fa il paio a giri chitarristici intrisi di epicità, decadenza, in agile movimento fra puntate nella brutalità e aperture verso andamenti vagamente solari. Un’alternanza, quella fra intristimenti, barbarie, crescendo gloriosi, su cui va a imperniarsi l’intera tracklist, attraverso formule magari un po’ scolastiche in qualche frangente, cui non difettano convinzione e capacità di intrattenimento.
Un po’ come accade anche per gli Officium Triste, la rivisitazione di canoni estetici dal sapore autunnale, tipici del gotico inglese funziona, pur non presentando una personalità così rilevante e un songwriting chissà quanto ricercato. C’è abbastanza trasporto e foga nell’animo dei Marche Funèbre per far sì che una “When All Is Said” diventi in breve una piccola ossessione, grazie a un altro refrain assai azzeccato e palpitante, per dire. Nonostante qualche allungamento non propriamente necessario, la band sa cogliere nel segno con una certa continuità, insistendo il giusto su tonalità luttuose, ricamate in prolungate tessiture armoniche di gusto nient’affatto dozzinale. Quando sfrutta appieno il suo arsenale death metal, a sua volta il gruppo desta un’impressione convincente, come nel brutale attacco di “Deformed”, che si fa notare anche per cori simil-ecclesiastici ben inseriti nel contesto. Non saranno mai una formazione fondamentale o capace di exploit altisonanti, i Marche Funèbre; nel settore del death-doom classico e dai forti influssi gotici, però, proseguono nell’offrire musica di qualità a tutti gli appassionati di questo stile. E non è comunque cosa da poco.
Rating: 7/10
Reviewed by: Giovanni Mascherpa
In : Italian
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